Il sisma del 1915 interruppe bruscamente il processo di trasformazione urbana che dalla metà dell’Ottocento stava inesorabilmente trasformando Avezzano da piccolo borgo murato a centro territorialmente strategico per l’economia della regione, in particolare dell’area marsicana. Un progressivo adeguamento della “macchina urbana” ai bisogni di modernizzazione, regolamentazione e controllo in campo edilizio e igienico sanitario che coinvolse e accomunò diverse città e borghi italiani con interventi spesso esemplati sui piani ottocenteschi delle metropoli europee. Il testo intende ricostruire il susseguirsi di eventi, decisioni e interventi che prima del sisma e negli anni immediatamente successivi portarono alla radicale cancellazione del centro antico di Avezzano e alla sua riproposizioni secondo modelli di pianificazione urbana ed edilizia e obiettivi che già da anni sottintendevano sia i grandi piani urbanistici ottocenteschi sia i limitati interventi nei piccoli e medi centri urbani italiani. Espansione e risanamento tracciano un filo conduttore tra le prime previsioni di piano discusse già nei primi anni del Novecento, in stretta continuità con le trasformazioni del secondo Ottocento, e i due piani approvati e resi esecutivi tra il 1915 e gli anni Venti. Entro una trama geometrica e uniforme, in cui le nuove lottizzazioni assorbiranno velocemente il desiderio di affermazione e di riconquista di una posizione sociale, particolarmente significativa è la scelta del sito in cui collocare il Municipio. Una scelta che restituisce il desiderio di ricomporre, ricucire o reinventare i luoghi simbolo della città: il Municipio, la piazza Torlonia e la piazza-giardino con la nuova Cattedrale.
Avezzano tra metamorfosi e cancellazione di una storia urbana
CIRANNA, SIMONETTA
2015-01-01
Abstract
Il sisma del 1915 interruppe bruscamente il processo di trasformazione urbana che dalla metà dell’Ottocento stava inesorabilmente trasformando Avezzano da piccolo borgo murato a centro territorialmente strategico per l’economia della regione, in particolare dell’area marsicana. Un progressivo adeguamento della “macchina urbana” ai bisogni di modernizzazione, regolamentazione e controllo in campo edilizio e igienico sanitario che coinvolse e accomunò diverse città e borghi italiani con interventi spesso esemplati sui piani ottocenteschi delle metropoli europee. Il testo intende ricostruire il susseguirsi di eventi, decisioni e interventi che prima del sisma e negli anni immediatamente successivi portarono alla radicale cancellazione del centro antico di Avezzano e alla sua riproposizioni secondo modelli di pianificazione urbana ed edilizia e obiettivi che già da anni sottintendevano sia i grandi piani urbanistici ottocenteschi sia i limitati interventi nei piccoli e medi centri urbani italiani. Espansione e risanamento tracciano un filo conduttore tra le prime previsioni di piano discusse già nei primi anni del Novecento, in stretta continuità con le trasformazioni del secondo Ottocento, e i due piani approvati e resi esecutivi tra il 1915 e gli anni Venti. Entro una trama geometrica e uniforme, in cui le nuove lottizzazioni assorbiranno velocemente il desiderio di affermazione e di riconquista di una posizione sociale, particolarmente significativa è la scelta del sito in cui collocare il Municipio. Una scelta che restituisce il desiderio di ricomporre, ricucire o reinventare i luoghi simbolo della città: il Municipio, la piazza Torlonia e la piazza-giardino con la nuova Cattedrale.Pubblicazioni consigliate
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