Il saggio prende le mosse dall’approvazione, il 27 maggio 1902, da parte del Consiglio della Facoltà di Filosofia e Lettere della “Sapienza” di Roma, della domanda di trasferimento alla cattedra di Pedagogia presentata da Luigi Credaro, allora ordinario di Storia della filosofia presso l’Università di Pavia, decisione nella quale recitò un ruolo determinante l’Ordine del giorno presentato da Antonio Labriola, nel quale il filosofo cassinate, titolare dal 1874 nell’Ateneo capitolino della disciplina su cui verteva l’istanza del Valtellinese, esprimeva parere favorevole alla richiesta del collega lombardo, previa accettazione della domanda di trasferimento alla cattedra di Filosofia teoretica della Facoltà filosofico-letteraria romana, che egli a sua volta, da tempo, aveva presentato al Ministero della P. I.. L’autore si domanda se nella circostanza si sia realizzata qualcosa di più di una semplice coincidenza di interessi fra Labriola, che per l’aggravarsi del cancro alla laringe che lo avrebbe poi condotto alla morte desiderava dedicarsi a un insegnamento meno impegnativo, sotto il profilo del numero di studenti frequentanti, rispetto a quello che aveva ricoperto per quasi 30 anni, e Credaro, giunto con la pubblicazione di La Pedagogia di G. F. Herbart (1900), la fondazione e l’elezione alla Presidenza dell’Unione Magistrale Nazionale (1901), ecc., alla piena maturità intellettuale e a un punto di svolta della sua carriera politica e scientifica, nella quale il passaggio alla “Sapienza” quasi si imponeva per collocarne e consacrarne definitivamente la figura e l’azione su una dimensione compiutamente nazionale (come in effetti poi si verificò). Contraddicendo numerosi interpreti che sostengono, ma senza suffragare in alcun modo tale affermazione, che il trasferimento di Credaro alla “Sapienza” si realizzò per una ben precisa “volontà” di Labriola, quasi che questi chiamasse a sé il Valtellinese, avendolo prescelto come suo successore, l’autore documenta come il Cassinate conoscesse poco o punto la produzione scientifica del collega lombardo, al quale peraltro ancora nel 1895 erroneamente attribuiva un orientamento spiritualistico; mentre sull’altro versante, nelle pur numerose occasioni in cui si era occupato di Herbart e di herbartiani, Credaro aveva del tutto ignorato l’opera di Labriola, addirittura collocato, nel suo saggio Philosophie in Italien, nella autorevolissima sede del Grundriss der Geschichte der Philosophie curato da Friedrich Ueberweg, fra i Positivisten (e per di più in una posizione del tutto marginale). Pertanto, per l’autore del contributo “l’incontro” del 27 maggio 1902 non fu in alcun modo programmato, secondo una qualche “strategia” politico-accademica, e non ebbe, in pratica, precedenti; piuttosto, come testimoniano la lettera e la breve nota autografa, vergata sul proprio biglietto da visita, inviate da Labriola a Credaro sul declinare del novembre 1902, individuate dall’estensore del contribuito nel Fondo intitolato allo studioso e uomo politico valtellinese conservato presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, che documentano un consistente scambio di pubblicazioni fra i due studiosi, quella riunione del Consiglio di Facoltà va considerata l’inizio di una effettiva reciproca conoscenza, subito improntata a reciproca stima, e di un percorso in una qualche misura condiviso. Fu un tratto breve, quanto a durata temporale, per la scomparsa di Labriola, sopraggiunta nel febbraio 1904, ma nell’ipotesi dell’autore, accennata a conclusione del lavoro, probabilmente non senza una significativa incidenza, nel breve e soprattutto nel lungo periodo, sull’interpretazione di Herbart e sulla definizione della teoresi educativa e della “enciclopedia pedagogica” di Luigi Credaro.

On May 27, 1902 the Council of the Arts and Philosophy Faculty of "La Sapienza" university in Rome accepted Luigi Credaro's application to the Chair of Pedagogy and his subsequent transfer from the University of Pavia where he was professor of History of Philosophy. A significant help towards the acceptance of the application was provided by the Agenda of the council meeting suggested by Antonio Labriola, Chair of Moral Philosophy since 1874. Labriola's health was deteriorating and the Council also accepted his transfer to Theoretical Philosophy which was a far less taxing course as regards the number of attending students; conversely for Credaro, the transfer to the greatest Italian University represented, together with the publishing of La Pedagogia di G. F. Herbart (1900), the full recognition and acceptance of his scientific and academic figure. This paper delves into the relationships between the two scholars, starting from this very episode and concludes that this was merely a coincidence of interests: several researchers have argued that Credaro's transfer had happened because Labriola had "wanted it" but the author demonstrates that before this event Labriola knew very little of Credaro's works and that Credaro, in turn, basically ignored Labriola's works, even those of his Herbart studies period. Therefore, it was only thanks to the arrival of Credaro in Rome that a relationship of personal and intellectual exchange (documented, as the essay points out, also by the analysis of two handwritten messages that Labriola sent to Credaro in November 1902, and which are presently stored in the Central State Archive in Rome) developed: their exchanges were short-lived and ended with Labriola's death in February 1904 and despite that they had a significant impact, especially on the long run, on the interpretation of Herbart's works and on Credaro's educational theoresis.

Discorrendo di Antonio Labriola e Luigi Credaro

D'ARCANGELI, MARCO ANTONIO
2005-01-01

Abstract

On May 27, 1902 the Council of the Arts and Philosophy Faculty of "La Sapienza" university in Rome accepted Luigi Credaro's application to the Chair of Pedagogy and his subsequent transfer from the University of Pavia where he was professor of History of Philosophy. A significant help towards the acceptance of the application was provided by the Agenda of the council meeting suggested by Antonio Labriola, Chair of Moral Philosophy since 1874. Labriola's health was deteriorating and the Council also accepted his transfer to Theoretical Philosophy which was a far less taxing course as regards the number of attending students; conversely for Credaro, the transfer to the greatest Italian University represented, together with the publishing of La Pedagogia di G. F. Herbart (1900), the full recognition and acceptance of his scientific and academic figure. This paper delves into the relationships between the two scholars, starting from this very episode and concludes that this was merely a coincidence of interests: several researchers have argued that Credaro's transfer had happened because Labriola had "wanted it" but the author demonstrates that before this event Labriola knew very little of Credaro's works and that Credaro, in turn, basically ignored Labriola's works, even those of his Herbart studies period. Therefore, it was only thanks to the arrival of Credaro in Rome that a relationship of personal and intellectual exchange (documented, as the essay points out, also by the analysis of two handwritten messages that Labriola sent to Credaro in November 1902, and which are presently stored in the Central State Archive in Rome) developed: their exchanges were short-lived and ended with Labriola's death in February 1904 and despite that they had a significant impact, especially on the long run, on the interpretation of Herbart's works and on Credaro's educational theoresis.
2005
88-7999-913-3
Il saggio prende le mosse dall’approvazione, il 27 maggio 1902, da parte del Consiglio della Facoltà di Filosofia e Lettere della “Sapienza” di Roma, della domanda di trasferimento alla cattedra di Pedagogia presentata da Luigi Credaro, allora ordinario di Storia della filosofia presso l’Università di Pavia, decisione nella quale recitò un ruolo determinante l’Ordine del giorno presentato da Antonio Labriola, nel quale il filosofo cassinate, titolare dal 1874 nell’Ateneo capitolino della disciplina su cui verteva l’istanza del Valtellinese, esprimeva parere favorevole alla richiesta del collega lombardo, previa accettazione della domanda di trasferimento alla cattedra di Filosofia teoretica della Facoltà filosofico-letteraria romana, che egli a sua volta, da tempo, aveva presentato al Ministero della P. I.. L’autore si domanda se nella circostanza si sia realizzata qualcosa di più di una semplice coincidenza di interessi fra Labriola, che per l’aggravarsi del cancro alla laringe che lo avrebbe poi condotto alla morte desiderava dedicarsi a un insegnamento meno impegnativo, sotto il profilo del numero di studenti frequentanti, rispetto a quello che aveva ricoperto per quasi 30 anni, e Credaro, giunto con la pubblicazione di La Pedagogia di G. F. Herbart (1900), la fondazione e l’elezione alla Presidenza dell’Unione Magistrale Nazionale (1901), ecc., alla piena maturità intellettuale e a un punto di svolta della sua carriera politica e scientifica, nella quale il passaggio alla “Sapienza” quasi si imponeva per collocarne e consacrarne definitivamente la figura e l’azione su una dimensione compiutamente nazionale (come in effetti poi si verificò). Contraddicendo numerosi interpreti che sostengono, ma senza suffragare in alcun modo tale affermazione, che il trasferimento di Credaro alla “Sapienza” si realizzò per una ben precisa “volontà” di Labriola, quasi che questi chiamasse a sé il Valtellinese, avendolo prescelto come suo successore, l’autore documenta come il Cassinate conoscesse poco o punto la produzione scientifica del collega lombardo, al quale peraltro ancora nel 1895 erroneamente attribuiva un orientamento spiritualistico; mentre sull’altro versante, nelle pur numerose occasioni in cui si era occupato di Herbart e di herbartiani, Credaro aveva del tutto ignorato l’opera di Labriola, addirittura collocato, nel suo saggio Philosophie in Italien, nella autorevolissima sede del Grundriss der Geschichte der Philosophie curato da Friedrich Ueberweg, fra i Positivisten (e per di più in una posizione del tutto marginale). Pertanto, per l’autore del contributo “l’incontro” del 27 maggio 1902 non fu in alcun modo programmato, secondo una qualche “strategia” politico-accademica, e non ebbe, in pratica, precedenti; piuttosto, come testimoniano la lettera e la breve nota autografa, vergata sul proprio biglietto da visita, inviate da Labriola a Credaro sul declinare del novembre 1902, individuate dall’estensore del contribuito nel Fondo intitolato allo studioso e uomo politico valtellinese conservato presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, che documentano un consistente scambio di pubblicazioni fra i due studiosi, quella riunione del Consiglio di Facoltà va considerata l’inizio di una effettiva reciproca conoscenza, subito improntata a reciproca stima, e di un percorso in una qualche misura condiviso. Fu un tratto breve, quanto a durata temporale, per la scomparsa di Labriola, sopraggiunta nel febbraio 1904, ma nell’ipotesi dell’autore, accennata a conclusione del lavoro, probabilmente non senza una significativa incidenza, nel breve e soprattutto nel lungo periodo, sull’interpretazione di Herbart e sulla definizione della teoresi educativa e della “enciclopedia pedagogica” di Luigi Credaro.
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