L’aition dei Vinalia, episodio poco studiato dei fasti di Ovidio, si pone in rapporto di (parziale) ripresa e correzione rispetto all’Eneide. Secondo Ovidio, i Vinalia vengono fondati da Enea dopo che ha ucciso in duello Mezenzio; lo scontro fra i due guerrieri viene narrato con palesi riferimenti al modello virgiliano, calando singoli tasselli riconoscibilmente epici nella sintetica narrazione elegiaca (secondo un doppio procedimento di frammentazione del racconto e di messa a fuoco di singoli dettagli, qui ad es. la caduta a terra del vinto e il suo essere indignanti pectore al momento della morte). L’Eneide non funziona però solo come importante intertesto letterario ma anche come testo più largamente culturale, che va a dar forma alla memoria e alla consapevolezza delle vicende delle origini del Lazio. Le fonti erudite e annalistiche concordano infatti nel dire che Mezenzio sopravvive a Enea e verrà sconfitto solo da Ascanio, o scenderà a patti con lui. Il testo dei fasti è l’unico che, pur ostentando un carattere di ricerca e serietà antiquaria, mantiene la scena virgiliana della morte di Mezenzio per mano di Enea. Non siamo di fronte a una parodia o a una presa di distanza critica rispetto al poema epico, né a una sua riscrittura all’insegna della leggerezza ovidiana, come pure è stato detto: si tratta invece di un’operazione di ripresa dell’Eneide su un doppio binario, di modello letterario e culturale, in quanto la fortunata e suggestiva versione delle vicende fornita da Virgilio contribuisce a dare forma nuova alla coscienza delle origini e dell’identità romana. La grande scena finale del X libro dell’Eneide non poteva semplicemente essere cancellata e viene trasposta con le debite variazioni di impianto narrativo all’interno dell’elegia eziologica.
Literarische und kulturelle Intertextualitaet in Ovids fasti: Das Aition der Vinalia
MERLI, Elena
2007-01-01
Abstract
L’aition dei Vinalia, episodio poco studiato dei fasti di Ovidio, si pone in rapporto di (parziale) ripresa e correzione rispetto all’Eneide. Secondo Ovidio, i Vinalia vengono fondati da Enea dopo che ha ucciso in duello Mezenzio; lo scontro fra i due guerrieri viene narrato con palesi riferimenti al modello virgiliano, calando singoli tasselli riconoscibilmente epici nella sintetica narrazione elegiaca (secondo un doppio procedimento di frammentazione del racconto e di messa a fuoco di singoli dettagli, qui ad es. la caduta a terra del vinto e il suo essere indignanti pectore al momento della morte). L’Eneide non funziona però solo come importante intertesto letterario ma anche come testo più largamente culturale, che va a dar forma alla memoria e alla consapevolezza delle vicende delle origini del Lazio. Le fonti erudite e annalistiche concordano infatti nel dire che Mezenzio sopravvive a Enea e verrà sconfitto solo da Ascanio, o scenderà a patti con lui. Il testo dei fasti è l’unico che, pur ostentando un carattere di ricerca e serietà antiquaria, mantiene la scena virgiliana della morte di Mezenzio per mano di Enea. Non siamo di fronte a una parodia o a una presa di distanza critica rispetto al poema epico, né a una sua riscrittura all’insegna della leggerezza ovidiana, come pure è stato detto: si tratta invece di un’operazione di ripresa dell’Eneide su un doppio binario, di modello letterario e culturale, in quanto la fortunata e suggestiva versione delle vicende fornita da Virgilio contribuisce a dare forma nuova alla coscienza delle origini e dell’identità romana. La grande scena finale del X libro dell’Eneide non poteva semplicemente essere cancellata e viene trasposta con le debite variazioni di impianto narrativo all’interno dell’elegia eziologica.Pubblicazioni consigliate
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.