L’intensificazione delle attività antropiche (industria, servizi, trasformazioni energetiche, etc…) dell’ultimo secolo hanno modificato in maniera indelebile le caratteristiche di naturalità degli ecosistemi e le prospettive di prelievo delle risorse non rinnovabili (materie prime, fonti energetiche fossili, etc…) tanto da far ripensare ad un nuovo rapporto tra uomo e natura. I fenomeni di inquinamento a grande scala spazio temporale (intensificazione dell’effetto serra, assottigliamento dello strato di ozono stratosferico, acidificazione) e quelli relativi a manifestazioni locali (inquinamento dell’aria negli ambienti urbani, industriali, deterioramento della qualità dell’acqua e dei suoli, etc…) hanno dimostrato che l’economia dell’uomo e dei suoi sistemi di produzione è in grado di modificare l’economia dell’ambiente proponendo scenari evolutivi in grado di modificare l’assetto sociale, economico ed ecologico della Pianeta. Lo stesso concetto di sviluppo ha subito negli ultimi decenni una profonda evoluzione, richiamando ad una approccio più globale (sociale, economico ed ecologico) insito già nel termine ma dimenticato alla luce della confusione che spesso si commette identificando lo sviluppo con la crescita. Il sistemi industriali e le interazioni che hanno con l’ambiente rivestono un ruolo cruciale nella società attuale e sono responsabili di fenomeni irreversibili di modifica dei parametri di naturalità degli ecosistemi. Essi, però, sostengono il nostro senso di qualità della vita ed, in attesa di una economia di transizione orientata appunto più allo sviluppo che alla crescita, continueranno ad avere un ruolo dominante nel processo economico. I nuovi strumenti di politica industriale orientati allo sviluppo sostenibile delle attività produttive che traggono origine dalla Conferenza di Rio del 1992 e sono stati introdotti successivamente da parte della Comunità Europea, dal Governo e dagli organismi di normazione volontaria (ISO, CEN, UNI) appaiono strumenti formidabili per coniugare le necessità produttive e quelle di conservazione dell’ambiente; essi sono gradualmente penetrati sul mercato estendendo la loro azione anche al settore dei servizi ed iniziano a far valere i loro effetti anche in termini di competitività In questo testo vengono esaminati i principali tra questi strumenti con particolare riferimento a quelli volontari che sempre più, nel superamento della logica del “command-control”, tendono ad affiancarsi a quelli tradizionali di carattere fiscale, tariffario e finanziario. In particolare vengono descritti i sistemi di gestione ambientali (EMAS, la norma internazionale ISO 14001:2004), la certificazione di prodotto/servizio (Ecolabel), la analisi del ciclo di vita LCA, e gli strumenti di comunicazione ambientale (bilancio ambientale, rapporto ambientale, bilancio sociale, dichiarazione ambientale di prodotto).

I sistemi di gestione ambientale

CIPOLLONE, Roberto;
2007-01-01

Abstract

L’intensificazione delle attività antropiche (industria, servizi, trasformazioni energetiche, etc…) dell’ultimo secolo hanno modificato in maniera indelebile le caratteristiche di naturalità degli ecosistemi e le prospettive di prelievo delle risorse non rinnovabili (materie prime, fonti energetiche fossili, etc…) tanto da far ripensare ad un nuovo rapporto tra uomo e natura. I fenomeni di inquinamento a grande scala spazio temporale (intensificazione dell’effetto serra, assottigliamento dello strato di ozono stratosferico, acidificazione) e quelli relativi a manifestazioni locali (inquinamento dell’aria negli ambienti urbani, industriali, deterioramento della qualità dell’acqua e dei suoli, etc…) hanno dimostrato che l’economia dell’uomo e dei suoi sistemi di produzione è in grado di modificare l’economia dell’ambiente proponendo scenari evolutivi in grado di modificare l’assetto sociale, economico ed ecologico della Pianeta. Lo stesso concetto di sviluppo ha subito negli ultimi decenni una profonda evoluzione, richiamando ad una approccio più globale (sociale, economico ed ecologico) insito già nel termine ma dimenticato alla luce della confusione che spesso si commette identificando lo sviluppo con la crescita. Il sistemi industriali e le interazioni che hanno con l’ambiente rivestono un ruolo cruciale nella società attuale e sono responsabili di fenomeni irreversibili di modifica dei parametri di naturalità degli ecosistemi. Essi, però, sostengono il nostro senso di qualità della vita ed, in attesa di una economia di transizione orientata appunto più allo sviluppo che alla crescita, continueranno ad avere un ruolo dominante nel processo economico. I nuovi strumenti di politica industriale orientati allo sviluppo sostenibile delle attività produttive che traggono origine dalla Conferenza di Rio del 1992 e sono stati introdotti successivamente da parte della Comunità Europea, dal Governo e dagli organismi di normazione volontaria (ISO, CEN, UNI) appaiono strumenti formidabili per coniugare le necessità produttive e quelle di conservazione dell’ambiente; essi sono gradualmente penetrati sul mercato estendendo la loro azione anche al settore dei servizi ed iniziano a far valere i loro effetti anche in termini di competitività In questo testo vengono esaminati i principali tra questi strumenti con particolare riferimento a quelli volontari che sempre più, nel superamento della logica del “command-control”, tendono ad affiancarsi a quelli tradizionali di carattere fiscale, tariffario e finanziario. In particolare vengono descritti i sistemi di gestione ambientali (EMAS, la norma internazionale ISO 14001:2004), la certificazione di prodotto/servizio (Ecolabel), la analisi del ciclo di vita LCA, e gli strumenti di comunicazione ambientale (bilancio ambientale, rapporto ambientale, bilancio sociale, dichiarazione ambientale di prodotto).
2007
9788854812291
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