Gli Autori hanno condotto uno studio genetico della p53 su DNA nativo in 15 carcinomi squamosi oro-maxillo-facciali con metastasi linfonodali, trattati, in prima istanza con chemioterapia neoadiuvante, valutando lo “status” della p53 e la risposta clinica al trattamento chemioterapico (3 cicli di 5-FU/CDDP). Sono state riscontrate mutazioni della p53 in 3/15 casi. In questi 3 casi, al restaging post-chemio, sono state osservate 2 progressioni ed 1 stabilità di malattia. Nei 12 casi con p53 “wild-type”, viceversa, sono stati osservati: 4 miglioramenti obiettivi e risposte parziali (RP), rispettivamente, del 55% (1), 60% (1), 65% (1), 70% (1), 75% (2) e 90% (2). I 15 pazienti sono stati quindi sottoposti ad intervento chirurgico ed a trattamento chemioterapico adiuvante (C-F) per altri 3 cicli. I risultati ottenuti sembrano confermare quanto emerso dalle ricerche “in vitro” su tumori di altri distretti e forniscono primi dati di correlazione tra mutazioni della p53 e chemioresistenza in carcinomi epidermoidi del cavo orale. Anche la valutazione della sopravvivenza nei casi esaminati, pur con i limiti di un follow-up a medio termine, delinea la tendenza ad una prognosi peggiore nei casi con p53 mutata. Gli elementi emersi dalla ricerca lasciano intravedere la possibilità, anche per i tumori del distretto oro-maxillo-facciale, di utilizzare la p53 come “marker” prognostico e di chemioresponsività, utile, unitamente agli altri ben noti fattori di valutazione prognostica, nella valutazione dei quadri neoplastici avanzati, ai fini della più efficace impostanzione terapeutica.

Mutazioni della p53 e chemioresistenza nei carcinomi squamosi oro-maxillo-facciali. 2. Risultati dello studio genetico molecolare della p53 in tumori oro-maxillo-facciali metastatizzati e valutazione della risposta al trattamento chemioterapico neoadiuvante

CUTILLI, Tommaso;LEOCATA, Pietro;
1998-01-01

Abstract

Gli Autori hanno condotto uno studio genetico della p53 su DNA nativo in 15 carcinomi squamosi oro-maxillo-facciali con metastasi linfonodali, trattati, in prima istanza con chemioterapia neoadiuvante, valutando lo “status” della p53 e la risposta clinica al trattamento chemioterapico (3 cicli di 5-FU/CDDP). Sono state riscontrate mutazioni della p53 in 3/15 casi. In questi 3 casi, al restaging post-chemio, sono state osservate 2 progressioni ed 1 stabilità di malattia. Nei 12 casi con p53 “wild-type”, viceversa, sono stati osservati: 4 miglioramenti obiettivi e risposte parziali (RP), rispettivamente, del 55% (1), 60% (1), 65% (1), 70% (1), 75% (2) e 90% (2). I 15 pazienti sono stati quindi sottoposti ad intervento chirurgico ed a trattamento chemioterapico adiuvante (C-F) per altri 3 cicli. I risultati ottenuti sembrano confermare quanto emerso dalle ricerche “in vitro” su tumori di altri distretti e forniscono primi dati di correlazione tra mutazioni della p53 e chemioresistenza in carcinomi epidermoidi del cavo orale. Anche la valutazione della sopravvivenza nei casi esaminati, pur con i limiti di un follow-up a medio termine, delinea la tendenza ad una prognosi peggiore nei casi con p53 mutata. Gli elementi emersi dalla ricerca lasciano intravedere la possibilità, anche per i tumori del distretto oro-maxillo-facciale, di utilizzare la p53 come “marker” prognostico e di chemioresponsività, utile, unitamente agli altri ben noti fattori di valutazione prognostica, nella valutazione dei quadri neoplastici avanzati, ai fini della più efficace impostanzione terapeutica.
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