Il contributo vuole analizzare le tre principali mappe della città dell’Aquila, esito di campagne di rilevamento scientificamente condotte, esaminate tanto nel merito dei contenuti quanto con specifico riferimento al contesto culturale, alle tecniche e strumenti di misura e di restituzione. In particolare si tratta delle piante del Fonticulano (1575), del Vandi (1753) e del Di Carlo (1858). La prima iconografia urbana della città dell’Aquila è datata nell’ultimo quarto del Cinquecento, realizzata da Girolamo Pico Fonticulano, architetto, trattatista, agrimensore, autore del trattato Geometria, dove ampia parte è dedicata gli strumenti e metodi per il rilevamento. Si tratta di una mappa inserita nel suo manoscritto Decrittio di sette città illustri d’Italia (1578), sostanzialmente una pianta in proiezione zenitale, rilevata direttamente dal Fonticulano. Del resto, la rappresentazione della città, soprattutto la rappresentazione scientifica, si sperimenta proprio nel XVI secolo in relazione alle esigenze militari e allo sviluppo delle tecniche di rilevamento. La città dell’Aquila nel XVIII è descritta dalla carta del 1753 ad opera del bolognese Antonio Francesco Vandi, e va relazionata alla pianta di Roma di Giovanni Battista Nolli, pubblicata appena cinque anni prima nel 1748. La carta di Vincenzo Di Carlo del 1858 è da ricondursi alla attività del Regio Officio Topografico del Regno di Napoli. Di quest’ultima in particolare è conservata presso l’archivio dell’Istituto Geografico Militare di Firenze la minuta di campagna che consente di sviluppare riflessioni in merito alle tecnologie utilizzate. Il contributo proposto si inserisce nell’ambito di una linea di ricerca condotta da tempo dal gruppo del Disegno dell’Università dell’Aquila sugli strumenti e tecniche storiche per il rilevamento, ed è volto a riprendere e sviluppare con ulteriori apporti e nuovi risultati il tema dello studio delle carte storica della città.
Sulla rappresentazione cartografica della città dell’Aquila tra il XVI e il XIX secolo
Centofanti M.
;Brusaporci S.
;Maiezza P.
2021-01-01
Abstract
Il contributo vuole analizzare le tre principali mappe della città dell’Aquila, esito di campagne di rilevamento scientificamente condotte, esaminate tanto nel merito dei contenuti quanto con specifico riferimento al contesto culturale, alle tecniche e strumenti di misura e di restituzione. In particolare si tratta delle piante del Fonticulano (1575), del Vandi (1753) e del Di Carlo (1858). La prima iconografia urbana della città dell’Aquila è datata nell’ultimo quarto del Cinquecento, realizzata da Girolamo Pico Fonticulano, architetto, trattatista, agrimensore, autore del trattato Geometria, dove ampia parte è dedicata gli strumenti e metodi per il rilevamento. Si tratta di una mappa inserita nel suo manoscritto Decrittio di sette città illustri d’Italia (1578), sostanzialmente una pianta in proiezione zenitale, rilevata direttamente dal Fonticulano. Del resto, la rappresentazione della città, soprattutto la rappresentazione scientifica, si sperimenta proprio nel XVI secolo in relazione alle esigenze militari e allo sviluppo delle tecniche di rilevamento. La città dell’Aquila nel XVIII è descritta dalla carta del 1753 ad opera del bolognese Antonio Francesco Vandi, e va relazionata alla pianta di Roma di Giovanni Battista Nolli, pubblicata appena cinque anni prima nel 1748. La carta di Vincenzo Di Carlo del 1858 è da ricondursi alla attività del Regio Officio Topografico del Regno di Napoli. Di quest’ultima in particolare è conservata presso l’archivio dell’Istituto Geografico Militare di Firenze la minuta di campagna che consente di sviluppare riflessioni in merito alle tecnologie utilizzate. Il contributo proposto si inserisce nell’ambito di una linea di ricerca condotta da tempo dal gruppo del Disegno dell’Università dell’Aquila sugli strumenti e tecniche storiche per il rilevamento, ed è volto a riprendere e sviluppare con ulteriori apporti e nuovi risultati il tema dello studio delle carte storica della città.File | Dimensione | Formato | |
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