È possibile individuare nella moralità un qualche progresso? Se sì, in che maniera questo progresso può essere concepito e qual è il paradigma etico che meglio ne rende conto? Nel mio intervento vorrei analizzare la questione del progresso morale osservando la moralità attraverso le lenti del sentimentalismo morale; in particolare, farò riferimento a quella determinata forma di sentimentalismo morale elaborata da David Hume. Che la moralità possa essere considerata qualche cosa che procede da una condizione peggiore a una migliore non è qualcosa di ovvio; nella misura in cui il progresso può essere inteso come una trasformazione in cui si ha un incremento di valore, bisogna intendersi sia su che cosa si trasforma sia sul valore che subisce un incremento. Il sentimentalismo morale può essere definito in maniera ampia come la tesi secondo la quale la valutazione va intesa nei termini di una risposta emotiva; da parte sua, Hume ne offre una declinazione sua propria che, come sosterrò, permette di affrontare la questione del progresso morale nei termini sopra indicati. Se, da una parte, Hume riconduce la questione del progresso morale alla riflessione su un processo che riguarda gli esseri umani visti nel corso della loro storia, dall’altra individua i termini in cui può darsi o meno progresso nell’incremento o nella riduzione della loro felicità. L’indagine humeana si struttura, in primo luogo, come una “scienza dell'uomo” su basi empiriche e naturalistiche; d’altra parte, questa indagine non perde di vista il fatto che il punto di vista da cui si sarà in grado di giudicare la condizione umana è l’esito di uno scambio simpatetico tra gli esseri umani che si realizza in condizioni storiche, sociali e politiche specifiche. Come argomenterò, sebbene sia possibile, nel paradigma sentimentalista humeano, registrare chiari momenti di progresso morale nelle vicende umane, tuttavia si tratta di un progresso fragile, dipendente in larga misura dalla sorte e sempre esposto al pericolo di venire interrotto e quindi dimenticato.

Sentimentalismo e progresso morale. Una prospettiva humeana

Lorenzo Greco
2025-01-01

Abstract

È possibile individuare nella moralità un qualche progresso? Se sì, in che maniera questo progresso può essere concepito e qual è il paradigma etico che meglio ne rende conto? Nel mio intervento vorrei analizzare la questione del progresso morale osservando la moralità attraverso le lenti del sentimentalismo morale; in particolare, farò riferimento a quella determinata forma di sentimentalismo morale elaborata da David Hume. Che la moralità possa essere considerata qualche cosa che procede da una condizione peggiore a una migliore non è qualcosa di ovvio; nella misura in cui il progresso può essere inteso come una trasformazione in cui si ha un incremento di valore, bisogna intendersi sia su che cosa si trasforma sia sul valore che subisce un incremento. Il sentimentalismo morale può essere definito in maniera ampia come la tesi secondo la quale la valutazione va intesa nei termini di una risposta emotiva; da parte sua, Hume ne offre una declinazione sua propria che, come sosterrò, permette di affrontare la questione del progresso morale nei termini sopra indicati. Se, da una parte, Hume riconduce la questione del progresso morale alla riflessione su un processo che riguarda gli esseri umani visti nel corso della loro storia, dall’altra individua i termini in cui può darsi o meno progresso nell’incremento o nella riduzione della loro felicità. L’indagine humeana si struttura, in primo luogo, come una “scienza dell'uomo” su basi empiriche e naturalistiche; d’altra parte, questa indagine non perde di vista il fatto che il punto di vista da cui si sarà in grado di giudicare la condizione umana è l’esito di uno scambio simpatetico tra gli esseri umani che si realizza in condizioni storiche, sociali e politiche specifiche. Come argomenterò, sebbene sia possibile, nel paradigma sentimentalista humeano, registrare chiari momenti di progresso morale nelle vicende umane, tuttavia si tratta di un progresso fragile, dipendente in larga misura dalla sorte e sempre esposto al pericolo di venire interrotto e quindi dimenticato.
2025
978-88-5529-590-1
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